
La Nostra Tintilia e i suoi Crù
La superficie si estende per ottanta ettari, di cui cinquantadue vitati, suddivisi fra tre aziende agricole, tutte
con certificazione biologica: la storica tenuta di Contrada Petriera, la Tenuta al Convento e la Tenuta al
Calvario.
La Tintilia è perfettamente a suo agio nelle tre diverse condizioni pedoclimatiche in cui viene coltivata, traendo, da ognuna, differenti spunti espressivi, che conferiscono al vino specifiche caratteristiche organolettiche e ne esaltano la tipicità.
Oggi la nostra azienda è tra i principali interpreti di questa varietà rara e straordinaria.
La Tintilia è perfettamente a suo agio nelle tre diverse condizioni pedoclimatiche in cui viene coltivata, traendo, da ognuna, differenti spunti espressivi, che conferiscono al vino specifiche caratteristiche organolettiche e ne esaltano la tipicità.
Oggi la nostra azienda è tra i principali interpreti di questa varietà rara e straordinaria.

Secondo i Molisani
Secondo i Molisani invece “Tintilia” altro non è che una derivazione del nome dal termine dialettale “Tenta” (Tinta) che in Molise è anche detta “Tintiglia” o “Tentiglia” data la peculiarietà di quest’uva di macchiare (tentiglia = tingere) di rosso scuro qualsiasi indumento.

Analisi
Si narra che la Tintilia possa essere lo pseudonimo della varietà sarda conosciuta come “Bovale Sardo o Bovale Grande”, ma i risultati dell’analisi genetica sono stati fedeli alle aspettative: infatti, 21 dei 22 campioni di Tintilia presi in esame sono risultati perfettamente identici tra loro e tutti ben distinti sia dal Bovale Sardo che dal Bovale Grande.
Tutti i campioni analizzati quindi sono cloni e sono geneticamente distinti dalle varietà Bovale Sardo e bovale Grande, per cui questo risultato esclude la presunta sinonimia tra Tintilia e Bovale Sardo o Grande.

Leggende...
Si narra che il primogenito del Conte Carafa di Ferrazzano (1300 c.a.) si fidanzò con la figlia di un alto funzionario del Regno di Napoli, di origine spagnola. Quest’ultimo pretese che al banchetto di nozze fosse servito un vino fatto arrivare per l’occasione dalla sua nazione d’origine. La bevanda ottenne unanime apprezzamento da parte di tutti i commensali. Poco dopo la giovane sposa spirò e il marito decise di mettere a dimora, proprio in ricordo dell’amata, filari di viti per la produzione di quel vino che aveva coronato la loro unione.

La Storia
Appartenente al gruppo ampelografico delle “Tintorie” (varietà di bacca con buccia molto colorata), fino al 1800 ha rappresentato uno dei pilastri della nostra regione, ma già dal primo dopoguerra si assistette alla sua improvvisa scomparsa, vuoi a causa della sua scarsa adattabilità alla pianura, vuoi per la diffusione della fillossera, vuoi per l’avvento di colture, indubbiamente, più produttive e solo l’ostinazione di pochi viticoltori della zona ne ha impedito la definitiva scomparsa.
